domenica 31 maggio 2009

MADONNA DEL BOSCO...MIRACOLO O FANTASIA POPOLARE!? di Anselmo Brambilla




La tradizione popolare assegna al Santuario della Madonna del Bosco, situato nel territorio di Imbersago, parrocchia di San Marcellino, un ruolo fondamentale nella iconografia della devozione Mariana della Brianza.

Generazioni di Brianzoli hanno visto per vari secoli nella Madonna del Bosco una protettrice e un consolatrice nei momenti difficili della vita quotidiana, ne fanno fede le migliaia di pellegrini che visitavano (e visitano) il Santuario e i numerosi ex voto lasciati come ricordo di grazie ricevute.

Per gli abitanti di molti paesi della Brianza e della Bergamasca , la Madonna del Bosco, era considerata un simbolo della protezione celeste e una speranza che ha accompagnato la vita di molte persone, alleviandone a volte le angosce e le sofferenze .

Come aveva risposto alla disperata invocazione di una madre, obbligando il feroce lupo ad abbandonare il bambino che aveva appena azzannato, e che in memoria dell'evento faceva maturare un riccio di castagne ai primi di maggio, avrebbe risposto anche alle invocazioni di protezione e sostegno che salivano dal popolo.



Ma al di là dell'aspetto mistico popolare legato alla fede nel sopranaturale, cosa sappiamo veramente del miracolo.

Le prime descrizioni delle circostanze dell'evento accaduto, secondo la tradizione il 9 maggio 1617 sono estremamente scarse, o quantomeno non sufficientemente esaurienti sul come si svolse.

Una versione , abbastanza attendibile, ci viene fornita dal notaio milanese Pietro Antonio Calcho (1) il quale in una specie di diario (2) su fatti successi in Brianza, nell'arco di tempo di circa una trentina d'anni, da tra le altre cose una descrizione del miracolo della Madonna del Bosco.



L'appunto del 4/6/1638 titolato

"Memoria della devozione alla Madonna del Bosco nel territorio di Imbersago cura di San Marcellino"
cosi recita:

Il 9 maggio 1619 la mattina fu ritrovato in quel luogo un riccio con dentro tre castagne verdi sopra l'albero et si cominciò a tenerlo per miracolo.

Et poi dissero alcune donne cioè una vergine et una vidua, haver ivi sentito suoni et canti et comincio ad essere frequentato questo luogo con elemosina.

Poi una tal donna Gorella di M° Giò Pietro da Sabbione sartore fu con fraude condotta da suo marito ad un certo precipitio sopra l'Adda in un luogo detto Pandino ed ivi percossa molte volte con una falce et poi gettata nel fiume.

Et questa qual haveva particolar devotione alla B. Vergine Maria et si bene dall'impeto dell'acqua fu condotta nelle ruote di un mulino tuttavia ne fu ritratta cosi ferita et bagnata et poi risanatasi.

Il P. Cristoforo Cotta cappuccino a San Rocho di Merate, esaminato bene il fatto inteso da queste donne, l'ebbe per miracolo et poi si raccomandò a questa devotione per una infermità et fu resanato, presentando poi una tavoletta in quel luogo.

Se vogliamo prestare fede alla descrizione fatta dal notaio Calcho qualche divergenza con la tradizione popolare la troviamo, il miracolo non è poi cosi evidente, e le tracce della presenza sopranaturale si fanno molto labili.

Delle castagne si parla come di un riccio verde, (cosa magari eccezionale ma non necessariamente miracolosa) e non di castagne mature pronte per essere raccolte come fin da bambini siamo stati abituati a credere.

Del lupo che azzanna il bambino e dell'apparizione della Vergine che , invocata dalla donna disperata, lo obbliga a lasciarlo non vi è traccia alcuna. (3)

Le uniche testimonianze dell'evento "miracoloso" ci vengono dalle affermazioni delle due donne, che dicono di avere sentito canti e suoni, dalla devozione della sventurata Gorella, e dalla affermazione del miracolo fatta dal cappuccino di San Rocho Cristoforo Cotta, che praticamente inizia con la tavoletta, la serie degli ex voto.

22/6/2003 Anselmo Brambilla



NOTE
(1) Pietro Antonio Calcho fu il più noto notaio di questa famiglia, che si suppone originaria di Calco. Esercitò dal 1606 al 1636 , occupò la carica di Fiscale Reale Generale del Ducato di Milano. Soggiornava spesso in Sartirana dove la sua famiglia possedeva case, poderi, e il lago

(2) Archivio Storico Lombardo - Capitolo varietà - Diario secentesco inedito di un notaio a firma Alessandro Giulini - 1930 - pagine 467-482 - Biblioteca Trivulziana - Milano

(3) Forse quest'ultimo particolare venne aggiunto a posteriori, essendo la zona solitaria, boscosa e infestata da lupi, può anche essere che in qualche circostanza sia successo che azzannassero dei bambini, e quindi la tradizione sia legata in un modo o nell'altro a vicenda reale ma successiva al fatto del miracolo

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