“Ricordare perché questo non accada mai più”.
Frase obsoleta, fiacca.
Guardatevi attorno, ascoltate le voci che chiamano la violenza.
Sono molte.
E, nella fattispecie, gonfie di ipocrisie.
Sono quelle di coloro che per giustificare il fastidio che provano nei confronti dell' “estraneo” (l'ebreo) lo nascondono dietro pelosi distinguo, del tipo: “Sono antisionista, non antisemita... una volta all'anno anch'io celebro la Giornata della Memoria per ricordare l'Olocausto (termine inappropriato: consultare il dizionario, per favore) degli ebrei. Mai più...”
Il giorno dopo, con la coscienza immacolata, essi possono tornare ad essere quello che in realtà sovente sono: e cioè quegli antichi razzisti che si sganasciano dalle risate al monologare delirante del comico che conta venti milioni di contatti in rete: quel Dieudonné che incita alla violenza nei confronti degli ebrei, applaudito a destra e a manca.
Ospite d'onore ad uno dei suoi spettacoli, il negazionista Robert Faurisson.
“La memoria è scomoda”, ammoniva padre Camillo de Piaz quando lo incontrai a Madonna di Tirano nel 2001, dunque “stiamo assistendo a un tentativo di cancellazione totale (...) Lo sterminio è l'esempio più terrificante di un fenomeno generale che si ripropone nel tempo sotto forme e latitudini diverse: l'uomo senza memoria è uno schiavo, una sorta di oggetto manipolabile, senza identità”.
Certo: come si può evocare la Memoria il 27 gennaio ed essere poi nel corso dell'anno che resta dei volonterosi e ipocriti smemorati?"
Federico Bario
venerdì 24 gennaio 2014
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