martedì 13 settembre 2011

"MAGNON", IL CALDERARO di Anselmo Brambilla


Artigiano calderaio detto anche ramee, normalmente proveniva dalle valli Valtellina o Valsassina, riparava e stagnava, le casseruole per cuocere gli alimenti allora di rame, materiale non esente da rischi tossici, ma utilizzato in quanto ottimo conduttore di calore.

Per poterle usare in cucina senza correre rischi di intossicazioni, le pentole cosi prodotte dovevano essere trattate internamente con uno strato di stagno, ritenuto igienicamente protettivo, con l'uso la patina si consumava quindi era necessario ripristinarla quasi annualmente (1).

Quindi il magnon, passava tutti gli anni per risistemare le pentole, ripristinando lo strato interno di stagno o aggiustando quelle rotte.



Questo fatto di aggiustare le pentole rotte, stimolò la fantasia dei Brianzoli i quali con una ambigua canzone dedicata al lavoro del magnano ne evidenziarono anche altri ruoli.

Donee.. donee.. ghe chi ul magnon chël ga vöia de lavurò
e se ghi vergöt..vergöt  de fò giustò
donee.. donee.. ghe chi ul magnon  chël ga vöia de lavurò..
Salta föra una bela spusöta cun la sua pügnata rota ..
(schepada.. a toc.. buna più)
Se me la giusti de galamt'om mï ve la daria de riscundün del më om..
ul marito dietro l'uscio el gaveva sentito tuto
( negött leva surd cumè na topa)
el salta föra  cun un bastön in mön
e pim pum pam sü la crapa del magnon ..
ul magnön che leva un drïto
(leva ciöch cume na vaca)
la muvü gnonca un ditu
e sensa dutur..dutur ne avucat el se stagna la crapa inveci di pügnat.


Donne, donne, è arrivato il calderaio con buona lena di lavorare, e se per caso avete qualcosa di rotto sono qui per ripararlo. 
Da una porta esce una bella signora, con una pignatta rotta.
(Rotta, a pezzi, fuori uso)
Se me la riparate da galantuomo, io mi concederei a voi di nascosto da mio marito.
Il marito dietro la porta sente tutto,
(Assolutamente niente era sordo come una talpa)
e quindi uscendo fuori all'improvviso con un bastone in mano, da una caterva di legnate sulla testa del calderaio.
Il calderaio che era un furbo,
(Ubriaco come una mucca)
non muove neanche un dito e senza ricorrere ne a dottore e ne a avvocato, si ripara la sua testa invece delle pignatte.


Questa è una delle tante versioni della canzone presente in Brianza, ognuno aggiungeva o toglieva parti a secondo dell'inclinazione dei cantanti o del momento in cui la si cantava, questa versione mi è stata trasmessa da mia Madre.

Unica eccezione il paiuolo dove si cuoceva la polenta, pur essendo anche lui costruito con il rame, non aveva necessità di essere stagnato, infatti a differenza di altri cibi , la polenta quando cuoceva formava una specie di crosta protettiva fra il rame della pentola e il blocco della polenta e quindi eventuali impurità rimanevano nella crosta e non contaminavano il cibo.

NOTA
(1) La stagnatura del pentolame di rame, consisteva nel ripulirle internamente con dell'acido muriatico diluito con acqua,  porre nelle stesse delle barrette di stagno, quindi metterle sul fuoco riscaldandole ad una temperatura di circa 250 gradi centigradi , al liquefarsi, lo stagno veniva spalmato, con una spazzola o con uno straccio su tutto l'interno della pentola in modo uniforme. Lo stagno fonde intorno ai 232 gradi centigradi.

Anselmo Brambilla
disegno di Sara Bartesaghi

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