martedì 23 marzo 2010

LA PARROCCHIA DI S. ALESSANDRO A ROBBIATE di Maria Fresoli





LA PARROCCHIA DI S. ALESSANDRO

Tracciare un profilo del nostro Santo Patrono è cosa più ardua che difficile. Infatti, i dati reperibili sono per lo più relativi a leggende e storie tramandate verbalmente, le cui origini e connotazioni reali, si sono perse nella notte dei tempi. Facciamo nostro quindi il profilo del Santo che Piero Bargellini ha tracciato nel libro "Il Santo del giorno" (1)

"Nel secolo III d.C. durante l'impero di Massimiano Cesare, una legione di soldati egiziani, detta "Legione Tebea", perché reclutata nella Tebaide, si trovava nelle valli svizzere, nei pressi del lago di Ginevra, a sedare la ribellione al dominio romano di quei fieri montanari. Durante una pausa di questa guerriglia, l'imperatore ordinò che si celebrassero sacrifici propiziatori agli dei, ma essendo i soldati della legione tutti cristiani, si rifiutarono in massa di obbedire, così l'imperatore per rappresaglia, la decimò quasi interamente. Sant'Alessandro, anch'egli soldato di quella legione, trovandosi momentaneamente con un gruppo di legionari, distaccati in altra località, riuscì a scampare all'eccidio. Sfuggito per due volte al carcere, dopo aver infranto gli idoli davanti allo stesso imperatore, trovò terreno fertile per spargere il seme della parola divina nella città di Bergamo".

Il legame diretto fra S.Alessandro e Robbiate viene evidenziato anche da alcune leggende popolari, una in particolare vuole che il Santo, evaso dal carcere di Milano e diretto a Bergamo, passasse proprio dalle nostre parti, trovando rifugio per la notte in una stalla (curt di Rumett) nei pressi dove fu eretta, secoli dopo, la cappella a lui dedicata. Come già detto questa non è che un'antica leggenda, e come tutte le leggende contiene un pizzico di verità, scoprire quale e quatta ce ne sia in questa è difficile, ci limitiamo quindi a prenderne atto.

LA SCUOLA DI S.MARIA DELLA ROSA

Le origini della nostra chiesa si presume siano antichissime, riferibili addirittura all'anno mille. Anche lo storico Giovanni Dozio nel suo libro "Brivio e sua Pieve" asserisce che essa è ricordata in carte del secolo X e XI. Le prime notizie certe risalgono alla metà del 1200 e ci vengono
fornite dal sacerdote Goffredo da Bussero nel suo prezioso "Liber Sanctorun Mediolani" dove, nell'elenco delle chiese della diocesi milanese, si legge:

“Sanctus alexander martir habet ecclesias...in loco robiate plebis de brivio " “In plebe brivio..Robiate ecclesia sancte marie”
La chiesa di S.Maria altro non era che l'attuale parrocchiale di Paderno, dedicata appunto a S.Maria Assunta, da sempre giacente in territorio di Robbiate. In quei tempi S.Alessandro era solo un piccolo oratorio campestre, in cui le sacre funzioni erano officiate saltuariamente da un cappellano inviato dalla chiesa plebana di Brivio.
La messa festiva e gli altri riti principali si celebravano nella chiesa di S.Maria Assunta, data la sua ubicazione equidistante dai due villaggi di Robbiate e Paderno.
Nell'interno del piccolo oratorio, oltre all'altare maggiore, dedicato allora alla natività della Madonna, erano collocati, lungo le fiancate dell'unica navata, due altari: uno, a destra entrando, dedicato a S.Alessandro, l'altro a sinistra, dedicato a S. Giovanni Battista.
Si presume che tra il XIV e il XV secolo, sia stata fondata la "Scuola di S.Maria della Rosa": sarà su questa congregazione che si snoderanno, attraversò i secoli, le varie vicende che caratterizzeranno la vita parrocchiale del nostro paese.
Con gli introiti delle abbondanti elemosine che godeva all'inizio la suddetta scuola, tra la fine del quattrocento e gli inizi del cinquecento, fu eretta nella chiesa la prima cappella laterale, dedicata appunto a S.Maria della Rosa, appellata in seguito "del Rosario" (odierna cappella della Madonna).
Sempre con il ricavato delle elemosine, la Confraternita poté pure mantenere un cappellano fisso, al quale erano corrisposte 80 lire l'anno, con l'obbligo della celebrazione della messa festiva e di quattro feriali.

CROCE ASTILE


PARTICOLARE DELL'ANTICA ISCRIZIONE

Nel 1519 gli "Scolari della Rosa" fecero costruire da un certo Messer Francesco da ... (un foro nel manoscritto impedisce di conoscere la provenienza del valente artista) una bellissima croce astile in ottone dorato e argentato lavorato a mosaico, che si conserva ancor oggi, sulla quale è impressa la seguente iscrizione:

"Questa Croce è delli Scolari della Rosa. In Robià die 25 novembre".
Nel contempo, con le rendite di livelli, legati e vari beni pervenuti alla Scuola, si iniziarono le prime opere di ampliamento della chiesa:
si alzò il tetto sorretto da capriate lignee, si allungò l'edificio dalla parte absidale, si abbellì la Cappella del Rosario e, nel 1556, fu terminata l'icona con la statua della Madonna (2), pregevole opera di legno intagliato di autore ignoto, che fu collocata da principio su due mensole di pietra dietro l'altare maggiore.
CAPPELLA DELLA MADONNA

E' da precisare che allora l'altare maggiore era composto da una semplice mensa lìgnea, senza tabernacolo, e non veniva perciò a precludere l'immagine della Madonna, che troneggiava così su tutta la navata della chiesa.

ANTICO MANOSCRITTO CON LA DESCRIZIONE DELA CHIESA



MANOSCRITTO RIPORTANTE LA DATA DELLA
SCULTURA DELLA STATUA DELLA MADONNA

Nel 1570, un anno prima dell'erezione della nostra parrocchia, la Scuola della Rosa possedeva, oltre a numerosi livelli e legati, i seguenti beni, tutti nel territorio di Robbiate:

11 p.m.. di ronco detto il Monterobbio
15 p.m. di campo vitato detto il Novello di Sopra.
15 p.m. di campo vitato detto il Novello di Sotto.
12 p.m. di campo vitato detto la Foppa delle Brugne.
2 p.m. di campo vitato detto il Chioso,
14 p.m. di bosco detto il Bosco della Rosa.

Nello stesso anno, il Cancelliere Arcivescovile Antonio Bellino fece un'ispezione alla Pieve di Brivio, e giunto a Robbiate non mancò di biasimare il comportamento scorretto di Ambrogio Ajroldi, chierico e cappellano titolare del Beneficio di S.Giovanni Battista di "jus patronato" della stessa famiglia Ajroldi (3).
Ecco dunque gli ordini del Cancelliere:

"Ambrosio Ajroldo vada fra quattro mesi ad habitare nella casa della sua cappella: sotto pena de 50 scudi...nei quali casi non tenga donne a sua servitio, ne admitta in casa sorelli, ne parenti, sotto pena ad arbitrio nostro. Vada di continuo in habito lungo et porti la chierica, aiuti alli vesperi et divini officii ... non pratichi ne conversi in modo alcuno con la Chaterina, moglie di Dionisio di Robiate, ne con la Donnetta ... Non vada a pescare ne alla caccia, ne si dia ad altro esercitio indicenti all'habito che tiene, ne tenghi in casa sua reti, ne altri instrumenti per andare a quaglie ... "

La trascrizione di questo documento è solo un piccolo esempio di quel grave decadimento di fede, di costumi e di disciplina in cui giacevano le istituzioni ecclesiastiche in quel tempo. Sarà allora l’opera di S. Carlo a rimettere ordine e decoro al clero secolare attraverso le visite pastorali, con regole precise e severe. Questi richiami ad una miglior condotta, ricadevano indistintamente anche sui nobili e contadini, colpevoli pure loro di un comportamento dissoluto.

Maria Fresoli, dicembre 2003



NOTE
(1) Piero Bargellini: “I Santi del giorno” pag. 477-478.
(2) L'effigie della Vergine è la stessa che tuttora si trova sull'altare della Cappella della Madonna.
(3) Questo beneficio, sotto il titolo di S.Giovanni Battista, quale patrono della famiglia Ajroldi, fu istituito nel 1400 da un membro della famiglia tessa. Tale beneficio, che consisteva in cospicui beni, serviva a mantenere stabilmente un cappellano col compito di officiare all'altare di detto Santo. Per quest’istituzione le autorità ecclesiastiche concessero agli Ajroldi e loro eredi lo "jus patronato": cioè il diritto di nominare il titolare del beneficio. Affinché il ricavato dei cospicui beni rimanesse in famiglia, gli Ajroldi si premuravano di avviare, di volta in volta, un loro erede alla carriera ecclesiastica a ricoprire il ruolo di cappellano titolare.


Questo testo è tratto da un libretto scritto da Maria Fresoli ed edito dalla parrocchia di Robbiate nel 2003. Qui sotto il frontespizio del volume e l'introduzione dell'autrice.


INTRODUZIONE
Questa raccolta di notizie, si propone di ricostruire, o meglio tentare di ricostruire una “piccola storia”, all’interno di quella che fu la più ampia storia della Brianza, riportando i fatti e gli avvenimenti, attinti da vari archivi e riproposti in buona parte in forma originale e in ordine cronologico, che hanno caratterizzato il percorso millenario della nostra Comunità.
Come si potrà riscontrare, durante la lettura, la piccola storia si basa principalmente su notizie di cronaca che offrono la possibilità di fare un viaggio, attraverso i secoli, offrendo l’opportunità di scoprire l’essenza delle origini, delle vicende, degli usi e della fede del nostro popolo.
Nella parte iniziale troviamo il percorso religioso della prima comunità cristiana, ricostruito a grandi linee, da notizie ricavate da antichi documenti e da noti e famosi storici della Brianza, facendosi poi più dettagliato dopo l’erezione della nostra parrocchia, grazie allo straordinario materiale custodito nell’Archivio Parrocchiale e, a tal proposito, si ringrazia la squisita disponibilità alla consultazione da parte del Parroco Don Eugenio.
La seconda parte è in prevalenza una raccolta di fatti di cronaca, attinta in gran parte da notizie d’archivio e riportate fedelmente, che offre uno spaccato di ciò che ha caratterizzato questo cammino millenario, concludendosi agli albori del XX secolo.
Consci dell’incompiutezza di quest’opera, che avrebbe voluto estendersi oltre, ma l’impossibilità, per motivi tecnici, di consultare l’Archivio Comunale, lascia aperto l’argomento a chi, con più fortuna e passione, voglia riprendere, aggiornare e completare questo m od e s to l av o ro .

Robbiate, dicembre 2003



1 commento:

  1. mi piacerebbe trovare la collocazione precisa della "foppa delle brugne"

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