mercoledì 24 febbraio 2016

La Commissione Biblioteca di Verderio
per il ciclo "Incontri con l'autore" presenta


Gabriele Coltorti autore del libro:
Via Filodrammatici prima di Mediobanca


Il quartiere scaligero di Milano assunse diverse identità nel corso del tempo. In tale processo di lungo periodo si pone la storia del palazzo di Mediobanca. Le sue trasformazioni edilizie riflettono  le diverse funzioni di rappresentanza cui lo destinarono gli illustri proprietari. Residenza in età moderna di potenti casati della nobiltà milanese, l'edificio divenne a fine '800 la lussuosa casa della famiglia Gnecchi Ruscone. Il palazzo assunse un nuovo ruolo, quando la Mediobanca di Enrico Cuccia lo rese il "salotto buono" del capitalismo italiano.









Silvia A. Conca Messina  autrice del saggio:
Reti e strategie nel setificio:la famiglia-impresa Gnecchi Ruscone (1773 - 1900)

Saggio inserito in Franco Amatori e Andrea Colli (a cura di) Imprenditorialità e sviluppo economico. Il caso italiano (secc. XIII-XX), Milano Egea, 2009, pp.1209-1249










Introduce la serata Claudio Besana
ricercatore presso la facoltà di Economia della Università Cattolica di Milano



Venerdì 4 marzo 2016
ore 21,00
Sala Consigliare di villa Gallavresi
via dei Municipi 20
Verderio    

WALTER IN GIRO PER L'ITALIA AD ACCOMPAGNARE LA MUSICA di Marco Bartesaghi

Walter Riva, anni settanta








“Maledetto il giorno che ho conosciuto i PHOLAS DACTYLUS”.
 

Walter lo dice ma non lo pensa, perché la collaborazione con il complesso dei Pholas - avvenuta intorno al 1974 - , per i quali si occupava degli strumenti e degli impianti in occasione dei concerti, diede inizio per lui a un periodo di vita piuttosto entusiasmante. Lo si intuisce da come, più di quarant’anni dopo, ne parla.
Per più di due anni infatti ha girato l’Italia in lungo e in largo, al seguito di alcuni dei gruppi musicali più in voga allora e di alcuni artisti celebri ancora oggi.



Walter Riva, nato a Verderio Superiore alla “Chiesa Vecchia”, figlio di Carlo, montatore di ponteggi, e di Maria Spada, oggi ha 62 anni. Ne aveva venti nel ’74 e lavorava a Robbiate da Bosisio, una ditta di ferro battuto, quando Rinaldo Linati, un coetaneo di Trezzo d’Adda, che oggi vive in Ucraina, gli propose di fare il tecnico di palco, per il complesso in cui suonava, i Pholas Dactylus appunto, dove Rinaldo era bassista; Paolo Carelli, di Sulbiate, voce e autore dei testi; Lello, di Vimercate, chitarrista, Valentino, organista.
Batterista era Giampiero Nava, detto Peo, che in seguito ha suonato per due gruppi di Verderio, “Gli Evasi” e “I Cleptomani” (1). Scomparso recentemente, è stato ricordato su questo blog da un amico, Doriano Riva, il 29 novembre 2015.


Immagine scaricata dal Web




I Pholas hanno avuto una vita piuttosto breve ma il loro unico album, intitolato “Il concerto delle menti”, caratteristico per il testo non cantato ma recitato, è considerato uno dei più interessanti momenti del rock progressivo italiano “minore”(2).

Lasciati loro, Walter inizia a collaborare con le “Equipe 84”, grazie a Sandro Fumagalli, di Calusco d’Adda, che delle Equipe è il fonico.


Le Equipe 84. Immagine scaricata dal Web
Fu così che, nella primavera del 1974, per l’interessamento di Walter, le Equipe per una settimana fecero le prove per un concerto nel teatro dell’oratorio di Verderio Superiore. In cambio il parroco, don Giampiero Brazzelli, ottenne in regalo un concerto, che attirò un pubblico numeroso ed entusiasta.

Walter a Genova con le Equipe 84 (foto scattata da uno di loro: bravo musicista , ma come fotografo...)
 
Ingaggiato, con Sandro Fumagalli, da un paio di ditte di noleggio strumenti, la Davoli di Parma prima e la Montarbo poi, Walter lavora per numerosi musicisti. Oltre alle Equipe 84, ricorda i Dik Dik, i Camaleonti, Claudio Rocchi – che accompagna a un paio di serate a “incasso zero”, di quelle che non ti lasciano neanche i soldi della benzina per il ritorno – Marcella.

Mia Martini e Franco Battiato, di quelli che ha conosciuto,  erano i professionisti più seri, che non smettevano le prove se tutto non era in perfetto ordine.

 
Immagine scaricata dal Web


Con Battiato, che allora abitava a Milano, Walter ha lavorato in una tournée in Sicilia, nella quale  il cantante era  accompagnato dal complesso lombardo dei “Perdio”(3). Nella sua terra Battiato era già piuttosto conosciuto e quindi alle serate c’era sempre parecchia gente.


In un'altra occasione le cose non andarono altrettanto bene. Il concerto si doveva svolgere in un teatro vicino a Verona; vi si recarono con la macchina di Battiato – “una NSU Prinz arancione con tetto nero” – su cui caricarono la strumentazione: 2 minimoog (4). Risultato: pubblico meno numeroso degli organizzatori e solito problema dei soldi della benzina per il ritorno.


Come per le Equipe 84, anche nella vita di Battiato, c’è un episodio che riguarda Verderio. Egli infatti, per circa una settimana, fu ospite di Walter, che gli mise a disposizione lo spazio della sua stalla per fare le prove. Chissà se se ne ricorda. Ho provato a chiederglielo, ma non mi ha risposto.


 
Walter in Calabria
Per Walter, che in seguito ha fatto il corriere e oggi è pensionato,  questa esperienza è durata circa due anni e mezzo: “Era una vita frenetica, dove si guadagnavano dei “bei soldi” ma che non dava tregua. Dovevi preparare gli impianti e gli strumenti prima che arrivassero i musicisti, poi seguire le prove, il concerto e, alla fine, smontare caricare e, se l’appuntamento successivo era la sera dopo, magari a qualche centinaio di chilometri di distanza, partire subito, dormire in furgone a turno , arrivare e ricominciare. D’estate ci si fermava solo due o tre giorni al mese per riparare le apparecchiature guaste. A vent’anni, per un po’ di tempo lo puoi fare, ma solo per un po’di tempo.”
 

Poi ti rimangono i bei ricordi.

NOTE
(1)  Questa è la composizione della band secondo i ricordi di Walter e di Fritz, Fabrizio Oggioni. Questo è quanto ho invece trovato su Wikipedia: Paolo Carelli – voce recitante, Valentino Galbusera – tastiere, Maurizio Pancotti – pianoforte, Eleino Colledet – chitarra, Rinaldo Linati – basso, Giampiero Nava – batteria
 

(2)  Lo potete ascoltare su You Tube al seguente indirizzo:
https://www.youtube.com/watch?v=srynIegLvec&list=RDsrynIegLvec#t=18
. Sui Pholas Dactylus e su “Il concerto delle menti”, un articolo di Paolo palma sul sito onda rock: http://www.ondarock.it/italia/pholasdactylus.htm
 

(3) Sui “perdio” ho trovato notizie al seguente indirizzo: http://xoomer.virgilio.it/tbellell/perdio/history.html e un’interessante intervista a un loro componente, Titta Colleoni, a questo indirizzo: https://www.bebeap.it/7870-la-musica-e-una-cosa-seria-intervista-a-titta-colleoni.html
 

(4)    Il minimoog è un sintetizzatore monofonico analogico inventato da Robert Moog. Fu messo in commercio nel 1970 dalla Moog Music, e fu uno dei primi sintetizzatori di prezzo accessibile, leggeri, relativamente semplici da programmare e largamente disponibili sul mercato

 Marco Bartesaghi


 

martedì 23 febbraio 2016

VERDERIO, 24 GENNAIO 2016, CIRCA ORE 16 di Marco Bartesaghi







IL PIROSCAFO "SAVOIA", L'ULTIMA OPERA DI ENRICO COLOMBO

Il “cantiere navale”di Enrico Colombo (1), situato nella mansarda della sua abitazione di Verderio, ha recentemente varato il modello di un glorioso piroscafo, il “Savoia”, che, con questo nome fino al settembre del 1943 e in seguito con quello di “Patria”, ha solcato per una sessantina d’anni le acque del lago di Como.



Ora, depauperato del suo originale arredamento, è tristemente ormeggiato, in disuso, di fronte ai giardini di villa Olmo, a Como.


Il piroscafo "Patria", già "Savoia", fotografato recentemente dal Corriere della Sera


Era  stato costruito nel 1926 da una ditta di Genova, la N.Odero, nel cantiere navale di Dervio. Per la sua realizzazione l’azienda aveva impiegato solo 53 giorni e il 31 luglio a Dervio il piroscafo era stato varato. 


Il piroscafo "Savoia"durante il viaggio inaugurale, il 31 agosto 1926




Il piroscafo è del tipo a “mezzo salone”. Ciò significa che, a differenza del  tipo a “salone”, la sala di poppa non è a livello della coperta principale ma a un livello inferiore.

Il "salone" del piroscafo Savoia
Il 16 ottobre del 1941 il “Savoia”si arenava, a causa dell’oscurità, nei pressi di Gravedona e dovette essere disincagliato  dai piroscafi Como e Commercio. Più tragici i due episodi seguenti, quello del giugno 1943, quando, nel porto di Como, speronava una barca causando una vittima, e quello del 1 gennaio 1945, già “Patria”, quando, alle 14,30, veniva mitragliato da aerei alleati, che causarono la morte di 6 persone e il ferimento di altre 17 (2).


 ***
 
Enrico Colombo davanti al modello finito del piroscafo "Savoia"

Il piroscafo costruito da Enrico, in scala 1:50, ha una lunghezza massima di cm 110. La sua struttura è in lamierino di rame dello spessore di mm 0,4. Realizzato sulla base di disegni originali, per la sua costruzione sono state necessarie circa 400 ore di lavoro.









































































 NOTE
(1) Leggi su questo blog l’articolo, pubblicato il 15 marzo 2015, UN CANTIERE NAVALE IN MANSARDA. Lo trovi velocemente cliccando su questo indirizzo: http://bartesaghiverderiostoria.blogspot.it/2015/03/un-cantiere-navale-in-mansarda-di-marco.html
 

(2) Ho ricavato tutte queste notizie (e le due fotografie del piroscafo) dal libro Sulla scia del Vapùr. Storia dei piroscafi che hanno solcato il Lago di Como dalle origini al dopoguerra, Massimo Gozzi, Gianpaolo e Roberto Brembilla, Editrice Associazione Luigi Scanagatta.


lunedì 22 febbraio 2016

LA NATIVITA' DI CASCINA BERGAMINA di Marta Cattazzo







LOCALITA' : Verderio Inferiore
UBICAZIONE : Cascina Bergamina, via delle Brughiere 3
ICONOGRAFIA : Natività
COLLOCAZIONE : portico d‟ingresso,da terra cm. 220
DIMENSIONI : cm. 78 x 98
PROPRIETA‟ : la famiglia Roveda



La natività della cascina Bergamina (foto2010)









 
Visione d'insieme dell' edicola sacra (foto2002)





 DESCRIZIONE
 
Questa tipo iconografico è attualmente alquanto raro da rintracciare, poiché i soggetti a partire dalla seconda metà dell‟Ottocento fino ad oggi sono per la grande maggior parte di carattere mariano, come ho potuto personalmente constatare con il censimento effettuato.
Sebbene la figura di Maria occupi la parte centrale del dipinto, il soggetto è comunque la natività di Cristo e l‟adorazione dei pastori, che si può leggere come una sorta di Sacra Famiglia allargata, specchio della vita comunitaria che regnava nell‟intera cascina, protettrice dunque delle numerose famiglie che vi abitavano.
Il Bimbo, estremamente minuto, giace nella mangiatoia: è l‟attenzione che cattura le figure intorno, ma al tempo stesso sembra trasmettere alla folta gente che lo circonda il ruolo di protagonismo. Sono quasi quei volti, quegli atteggiamenti devoti che ruotano attorno alla figura inginocchiata della Madre, a rispecchiare la devozione popolare di un tempo, in particolare delle donne della corte; mentre S. Giuseppe, ancora sbalordito dall‟evento, forse un po‟ impacciato, preferisce rimanere in piedi ad osservare la scena. E' al limite del dipinto:
al tempo stesso fa parte e non fa parte dell‟avvenimento, tuttavia ricopre il ruolo di padre, di capo famiglia, è il più alto nella scena, è in primissimo piano.
L‟autore della pittura, per quello che si può ancora vedere, non doveva avere una scarsa mano: i volti sono espressivi, le proporzioni sono rispettate, la tavolozza è ricca di differenti tonalità, il chiaroscuro è correttamente disteso un po‟ ovunque.


 
L'androne d'entrata di cascina Bergamina, visto dall'interno (questa cartolina ha viaggiato nel 1959)   


 
Vista esterna di cascina Bergamina


 DATI STORICI INERENTI

Sono ignote le origini della Cascina Bergamina, tuttavia, secondo le osservazioni del signor Guido Roveda, la struttura architettonica con la torre a passante, essendo tipica della seconda metà del Cinquecento, potrebbe far risalire la costruzione originale a quell‟epoca; ma si tratta solo di una supposizione, poiché documenti che certificano l‟esistenza di tale cascina si hanno solo con l‟inizio del Settecento, ovvero col primo rilevamento del Catasto Teresiano effettuato nel 1719 da Carlo VI, dove la cascina già esisteva, presentandosi strutturata come appare attualmente. I proprietari in quel periodo erano gli Annoni, antica famiglia aristocratica milanese, la quale probabilmente possedeva da tempo questa dimora. Gli Annoni vi rimasero fino al 1927 quando vendettero la proprietà ai Gnecchi-Rusconi, più esattamente a Gianfranco Gnecchi (1901-1981) e Antonietta Caccia-Dominioni, i quali si erano da pochi anni sposati.
Il signor Guido Roveda mi informa che ha avuto notizie circa l‟esistenza in passato di una cappellina adiacente al cortile, la quale venne però adibita a locale abitabile probabilmente col passaggio di proprietà dagli Annoni ai Gnecchi.
Riguardo il nome misterioso della cascina, l‟unico significato che ho trovato è stato leggendo alcune righe descrittive della Brianza da un saggio di Cesare Cantù: “La maggior quantità di vacche è ripartita nel nostro territorio in mandrie (bergamine) da 30 a 120 capi, sui grandi poderi, ove tengonsi in ampie cascine” (C. Cantù, Grande Illustrazione del Lombardo-Veneto, Corona e Caimi editori, Milano 1858, vol. I, p. 362). Bergamine era dunque una denominazione usata nell‟Ottocento e ancor prima, indicante appunto le grandi mandrie di bestiame, sia mucche che cavalli. E‟ possibile che la dimora di via delle Brughiere fu denominata in questo modo ancora ai tempi degli Annoni, i quali possedevano infatti numerosi allevamenti.